18 Apr La carie, tutto quello che avresti sempre voluto sapere
La carie ha come responsabili principalmente tre fattori: batteri cariogeni, alimentazione ricca di zuccheri e predisposizione genetica.
La carie aggredisce i tessuti duri del dente fino a distruggerli: come avviene questo processo?
Inizialmente i microbi della placca batterica, che si nutrono degli zuccheri contenuti nel cibo che mastichiamo, producono sostanze acide. Queste demineralizzano il dente, fino all’insorgere della carie, che può essere di diverse tipologie:
– carie coronale, localizzata sulla corona del dente e in grado di aggredire sia la dentatura decidua che quella permanente.
– carie radicolare, che colpisce la radice. E’ il tipo di carie che colpisce particolarmente gli adulti dai quarant’anni in poi, con un picco massimo di incidenza attorno ai 60 anni.
Nella sua fase iniziale, la carie può essere può essere del tutto asintomatica e si presenta come un’alterazione dello smalto: chiazze biancastre e opache sulle superfici lisce o aree scure pigmentate nei solchi. Se la lesione si trova tra due denti adiacenti (lesioni interprossimali) è possibile avvertire la sensazione di un corpo estraneo, accompagnata da infiammazione e sanguinamento della gengiva interdentale.
Se invece la carie è più profonda, i sintomi saranno più evidenti: il primo di tutti è il dolore, che si verifica in risposta alla stimolazione meccanica (masticazione e spazzolamento), chimica (cibi dolci o acidi) o termica (caldo-freddo).
La carie radicolare si presenta come un’area della radice molle e pigmentata in marrone: lasintomatologia è analoga a quella della carie coronale.
Si arriva poi alla carie perforante, quella cioè che raggiunge la polpa dentale (il cosiddetto “nervo del dente”), area ricca di vasi sanguigni e terminazioni nervose. L’infiammazione che ne consegue si chiama pulpite: il dente è più sensibile agli stimoli termici ed è possibile avvertire dolore spontaneo, intenso e diffuso, tanto che talvolta il paziente non riesce a individuare il dente responsabile.
Se la carie non viene curata, l’infiammazione può diffondersi all’interno del canale o dei canali della radice fino a provocare la morte completa della polpa (necrosi pulpare). Dalla necrosi pulpare può svilupparsi – a livello dell’osso che circonda e sostiene il dente – una lesione infiammatoria cronica chiamata granuloma, del tutto asintomatica e spesso diagnosticabile solo in seguito ad una radiografia.
Quando i batteri raggiungono i tessuti parodontali – superando la barriera dei canali radicolari – si verifica l’ascesso: una raccolta purulenta caratterizzata da gonfiore dei tessuti molli e dolore localizzato durante la masticazione. Il dente responsabile a questo punto viene individuato. L’ascesso può trovare una via di drenaggio (fistola) attraverso la gengiva o in rari casi attraverso la cute.
La carie può aggredire un dente già otturato o devitalizzato?
Sì. Il dente è comunque esposto all’attacco della placca batterica, prima causa di carie anche su un dente otturato o devitalizzato, solo che in questo secondo caso non si verificherà dolore.
Gravidanza e allattamento sono fattori che predispongono alla carie?
In gravidanza e durante il periodo dell’allattamento, i cambiamenti ormonali comportano modifiche anche a livello del sistema immunitario, ma ad oggi nessuno studio scientifico dimostra una correlazione con la carie. La sottrazione di sali minerali dallo smalto e dalla dentina per la formazione di un nuovo organismo è un’ipotesi senza fondamento. In realtà, sono altre le eventualità che possono giustificare (ma non provare con assoluta certezza) un possibile rapporto carie-gravidanza: ad esempio gli squilibri endocrini, le modificazioni nella qualità della saliva e soprattutto – ma questo sempre, non solo in gravidanza, una scarsa igiene orale.
Come si diagnostica la carie?
Le visite regolari dal dentista assicurano un monitoraggio costante delle superfici dentali: corretta pulizia, asciugatura e illuminazione rendono possibile un’adeguata valutazione delle alterazioni del colore dello smalto e si individua l’eventuale presenza di cavità aperte. L’esame clinico si completa con l’esplorazione delle superfici con lo specillo e con una radiografia (tipo bite-wing o periapicale), esame fondamentale per la diagnosi delle lesioni interprossimali. Le radiografie sono utili anche per capire e decidere come procedere nella cura: una lesione dentinale evidente impone la necessità di intervento. Altrimenti è sufficiente un trattamento di prevenzione.
Quali sono i principali fattori di rischio per la carie?
Sostanzialmente tre: predisposizione (familiarità, stato socio-economico, scarsa igiene orale, esperienza precedente di carie, inadeguata esposizione al fluoro, malattie sistemiche che riducono il flusso salivare), la presenza di batteri acidogeni e infine l’eccesso di zuccheri assunti con l’alimentazione, che se combinata a uno degli altri fattori (come la scarsa igiene orale) eleva sensibilmente il rischio di ammalarsi di carie.
E’ possibile prevenire la carie?
Oggi i metodi di prevenzione della carie si basano su tre elementi: controllo della placca batterica, alimentazione corretta e assunzione di fluoro. Il primo passo è eliminare la placca batterica in modo completo e regolare con un’igiene orale quotidiana accurata. Particolare attenzione deve essere dedicata alle superfici interprossimali usando il filo interdentale o lo scovolino: recenti studi hanno dimostrato il legame tra corretta igiene orale e bassa incidenza di carie. Un consiglio sempre valido è quello di utilizzare dentifrici al fluoro: rimuovere la placca con lo spazzolino non basta per un’efficace prevenzione. È molto importante sviluppare nei pazienti una maggiore consapevolezza sul tema della carie: tutti devono essere informati che esiste un rapporto fra alimentazione e salute dentale. Non è detto che una dieta ricca di carboidrati esponga necessariamente dipiù alla carie: è la frequenza con la quale questi vengono assunti a fare la differenza. Iniziare a eliminare questi “spuntini cariogeni”, in particolare quelli notturni, è un primo passo vincente contro la carie. Usare il fluoro è un metodo classico e di comprovato successo nella lotta alla carie. Somministrato per via orale o topica e in alcuni casi anche in modo combinato, è un ottimo elemento di prevenzione. Infine, con la sigillatura delle fessure parliamo di una tecnica di prevenzione sicura e collaudata, soprattutto per i pazienti più giovani e ad alto rischio di carie. Per essere efficace, la sigillatura deve essere eseguita in maniera corretta e accompagnata a misure preventive per tutte le altre superfici.
Un dente con un granuloma deve essere estratto?
Non sempre: casi della più recente letteratura scientifica dimostrano che la stragrande maggioranza di denti affetti da granuloma (lesioni periapicali croniche) possono essere curati e sopravvivere anche per molto tempo.